Gran Duo Concertant pour deux Lyres ou deux Guitares | Federico Moretti
Edizione Critica, revisione e diteggiatura
Prefazione a cura di Ana Carpintero Fernandez
Traduzione in lingua e cura di Carmen Zangarà
Edizioni Suvini Zerboni http://www.esz.it
“Per quanto possa considerarsi primario l’apporto che Federico Moretti diede allo sviluppo della tecnica chitarristica e alla didattica del suo tempo, con un modello di formazione teorico-pratico rivolto non esclusivamente al virtuosismo strumentale, non può passare in secondo piano l’importante quantità e qualità di opere presenti nella sua attività di compositore. La sua produzione, infatti, affianca alla stesura dei metodi, brani di natura solista e una varietà interessante di opere rivolte alla musica da camera, principalmente con chitarra.
Grazie alle importanti ricerche e alla stesura del catalogo tematico da parte della Prof.ssa Ana Carpintero Fernandez, che ha curato la prefazione di questo volume, oggi siamo a conoscenza che l'unica opera dedicata alla formazione del duo di Chitarre, è il Gran Duo concertant pour deux Lyres ou deux Guitares edito nel 1806 da Aug.te Le Duc et Comp.ie.
La volontà di redigerne un’edizione critica, la prima dopo circa 217 anni di silenzio, che tenga conto dei vari testimoni ( allo stato attuale delle indagini se ne conoscono quattro, incluso il manoscritto della Biblioteca Casanatense di Roma ) nasce, sia per fornire a tutti gli studiosi gli strumenti necessari per far rivivere questa musica nel modo più autentico, sia per il valore che l'opera stessa rappresenta, poichè offre un interessante esempio della scrittura chitarristica e cameristica di Federico Moretti: cantabilità sempre in primo piano, equilibrio nella concertazione, nitidezza nel movimento polifonico e quel brio virtuoso, presente solo nei più autorevoli chitarristi-compositori del tempo, che valorizza lo strumento, rendendolo pari in dignità al pianoforte e al violino, che, al tempo, dominavano la scena musicale.“
Carmelo Imbesi e Carmen Zangarà
Rondò dal Concerto n° 1 Op. 6 per due Chitarre| Niccolò Paganini
Edizione Critica, revisione e diteggiatura ( l’edizione include anche una sezione aggiuntiva inedita che completa la trascrizione originale )
Prefazione a cura di Danilo Prefumo
Edizioni Suvini Zerboni http://www.esz.it
“Il manoscritto Rondò von Paganini basato sul terzo movimento del Concerto no. 1 op. 6 per violino, ritrovato nella Rischel & Birket-Smith Collection della Royal Library of Denmark in Copenhagen, è oggetto di questa pubblicazione.
La natura di questo lavoro è salottiera e dilettantistica, ben distante dai virtuosismi appariscenti e affabulatori del “Paganini violinista”, la cui scrittura era spesso rivolta ad affascinare il grande pubblico e si presenta perfettamente in linea con quel “Paganini chitarrista”, che trovava nella dimensione sonora della chitarra una chiave espressiva amichevole e poetica, dove la ricerca della cantabilità appaga quell’emotività semplice, immediata, malinconica e a tratti inedita del compositore.
Il trasporto di alcune sezioni tematiche ad un’ottava più comoda sullo strumento, la semplificazione di alcune cellule ritmiche, la sostituzione di quelle sezioni dal carattere strumentale con altre più semplici, un accompagnamento ad libitum giocato principalmente in prima posizione per la seconda chitarra, come da usanza in molta musica dell’ottocento, in particolare nelle opere di Paganini, dimostrano come questa trascrizione volesse offrire una versione del Rondò di immediata esecuzione e dal carattere salottiero che ben si accosta alla produzione per chitarra del compositore genovese senza inficiarne il gusto e lo stile.
La volontà di realizzare un’edizione moderna, comprensiva di un apparato critico, nasce dunque sia dal valore di testimone storico che questa trascrizione porta con sé, sia per il valore stilistico che offre agli strumentisti e agli studiosi della musica Paganiniana, poiché perfettamente in linea con quella dimensione estetico-esecutiva che il compositore amava offrire a pochi intimi abbracciando la sua chitarra.”
Carmelo Imbesi e Carmen Zangarà